INCONTRO 1
In mezzo alla moltitudine era impossibile evitare la dissipazione. Mia madre studiò il sistema di assistermi più giorni; mi aveva condotto tre volte a confessarmi lungo la quaresima. “Giovannino mio, disse ripetutamente, Dio ti prepara un gran dono; ma preparati bene di confessarti, di non tacere alcuna cosa in confessione. Confessa tutto, sii pentito di tutto, e prometti a Dio di farti più buono in avvenire”. Tutto promisi, se poi sia stato fedele, Dio lo sa. A casa mi faceva pregare, leggere un buon libro, dandomi quei consigli che una madre sa trovare opportuni per i suoi figli. Quel mattino non mi lasciò parlare con nessuno, mi accompagnò alla sacra mensa e fece con me la preparazione e il ringraziamento che il vice parroco faceva fare a tutti. In quella giornata non volle che mi occupassi in alcun lavoro materiale, ma tutta l’adoperassi a leggere e pregare. Fra le molte cose mia madre mi ripeté più volte queste parole: “Caro figlio, questo per te è un gran giorno. Sono convinta che Dio abbia veramente preso possesso del tuo cuore. Ora prometti a Dio di fare quanto puoi per conservarti buono fino alla fine della vita. Per il futuro va sovente a fare la comunione, ma guardati bene dal fare dei sacrilegi… fuggi come la peste coloro che fanno i cattivi discorsi.”
don Bosco parla dei ricordi della sua prima comunione
Cosa mi ha colpito di queste parole di don Bosco?
Come vedo la prima comunione di mio figlio?
Quali differenze tra “ieri” e “oggi”?
INCONTRO 2
Di Gesù Cristo è rimasto qualcosa di visibile da poterlo toccare ed essere faccia a faccia con lui?… Tutti i sacramenti sono conseguenza dell’incarnazione del Verbo in Gesù: se egli non si fosse fatto carne, non ci sarebbe la sua presenza e non sarebbero possibili i suoi atti… Quando questi si celebrano, si ripropongono gli avvenimenti di Gesù così come sano accaduti e, nel mistero, sono riproposti oggi, qui e ora, per la nostra salvezza. E’ questo il senso, l’essenza dei sacramenti. Il Concilio Vaticano II dice: “I sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, alla edificazione del corpo di Cristo e, infine, a rendere culto a Dio; in quanto segni hanno poi anche la funzione di istruire. Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono” (SC 59). Papa Francesco scrive: “… ciò che si comunica nella Chiesa, ciò che si trasmette nella sua tradizione vivente, è la luce nuova che nasce dall’incontro con il Dio vivo, una luce che tocca la persona nel suo centro, nel cuore, coinvolgendo la sua mente, il suo volere e la sua affettività aprendola a relazioni vive nella comunione con Dio e con gli altri. Per trasmettere tale pienezza esiste un mezzo speciale, che mette in gioco tutta la persona, corpo e spirito, interiorità e relazioni. Questo mezzo sono i sacramenti, celebrati nella liturgia della Chiesa” (LF 40).
Ma l’uomo moderno non sopporta la ripetizione, perché non capisce ciò che il rito fa accadere sempre e di nuovo… con i sacramenti tocchiamo Cristo, ascoltiamo Cristo, ci nutriamo di Cristo, gustiamo Cristo. I sacramenti vanno ricompresi così, non come un insieme di simboli da decifrare, da spiegare. Una persona prima è presente, poi agisce. Se non si crede, dunque, prima alla presenza, come si può credere all’azione? Per capire i sacramenti non bisogna aprire gli occhi, ma chiuderli…
don Nicola Bux, Con i sacramenti non si scherza
Cosa mi ha colpito di queste parole?
Rischio di vedere i sacramenti come una pratica sociale che non ha nulla a che vedere con la fede? Cosa cerco quando vado a Messa, quando partecipo alla celebrazione del sacramenti? Mi accorgo che Gesù Cristo sta agendo?
INCONTRO 3
“La liturgia addomestica l’universo creato, nel senso che lo pone al servizio della casa di preghiera”.
Monaco Francois Cassingena-Trévedy
IL SIGNIFICATO DELL’EDIFICIO CHIESA
Ogni edificio dice qualcosa di chi l’ha pensato e di cosa è contenuto, della sua funzione, da chi si incontra. Pensate alle nostre abitazioni. Anticamente i cristiani si ritrovavano nelle case o nelle catacombe per celebrare la “frazione del pane” (primo nome della Messa). Quando fu possibile celebrare pubblicamente, allora si predispose un luogo per la convocazione. Il termine chiesa significa infatti “essere convocati”. A seconda dei luoghi, dei tempi, delle sensibilità e delle possibilità concrete questi luoghi hanno avuto forme diverse. Imparare a “leggere” un edificio con la sua arte, sapendolo rispettare, vuol dire essere predisposti ad accogliere ciò per cui quel luogo è stato fatto. Edifici che sono autenticamente “luoghi” in cui quasi come cassa di risonanza si edifica, si esprime e si diffonde il cuore stesso del fatto cristiano che è l’incontro con il Cristo crocifisso e risuscitato, per ciò, vivo. Ogni chiesa, per come è costruita, dà un messaggio visibile a noi che varchiamo quella porta alla ricerca di quel Dio invisibile. A noi il compito di educarci ed educare a cogliere quei segnali muti che ci dà questa Casa di Dio tra le case degli uomini.
I LUOGHI PIU’ IMPORTANTI:
Il TABERNACOLO è il cuore della chiesa, soprattutto quando non si celebra la Messa. E’ la “cassaforte” dove si custodisce l’eucarestia. Noi sappiamo che la presenza di Cristo nelle ostie consacrate non è simbolica ma reale. Per questo il tabernacolo a cui vicino c’è sempre una lampada accesa, è il polo d’attrazione del nostro sguardo, della preghiera e dell’adorazione personale.
L’ALTARE richiama la mensa dell’ultima cena, il calvario su cui Gesù ha dato la sua vita sulla croce, il trono dell’Agnello (così si esprime il libro dell’Apocalisse) davanti al quale saremo al termine della nostra vita. Un tempo erano sempre a “oriente” per richiamare il sole che sorge. E’ Cristo il sole che deve venire per illuminare la nostra vita.
L’AMBONE è il luogo per proclamare la Parola di Dio. Quel leggio ci ricorda che dobbiamo leggere, ascoltare, e vivere ciò che è contenuto nella Sacra Scrittura (Bibbia). Ci ricorda che, oltre a leggere, dobbiamo farci leggere da essa.
La SEDE è il luogo che rende visibile la funzione di guida del celebrante. Ogni sacerdote è chiamato ad essere guida di una comunità cristiana. La “presidenza” della Messa sottolinea questo servizio.
GLI ATTEGGIAMENTI DA INSEGNARE AI BAMBINI PER PARTECIPARE A CIO’ CHE SI FA:
- SILENZIO: senza di esso non può nascere la preghiera. Il silenzio alle volte ci fa paura perché nel silenzio si compiono le cose serie della nostra vita. E nel silenzio non si può barare. Dio non parla nel frastuono, ha bisogno di questo atteggiamento di accoglienza che ci ricorda che non è tanto importante ciò che dico io, ma ciò che il Signore vuole dire al mio cuore. Ricorda che i ragazzi imparano da ciò che vedono, non da ciò che sentono…
- DISPOSIZIONE INTERIORE. Prima di pregare bisogna voler pregare. Partecipo se ho questa predisposizione, altrimenti vivrò la Messa come uno show. E mi stuferò se non ci saranno effetti speciali. E’ bene ricordare gli atteggiamenti del corpo che prega: in piedi come segno di rispetto, seduti per essere in ascolto e in ginocchio per adorare. In più è necessario avere quelle piccole attenzioni che possono aiutarci a non distrarci e a non disturbare: il vestito adatto (togliere il cappello), il cellulare spento, le chiacchiere e i commenti rimandati a fuori, i saluti inopportuni.
- PREGHIERE e CANTI: Quanto è brutto vivere una Messa dove pochi o nessuno rispondono alle preghiere e canta. O lo fa senza “mordente”. Quando preghiamo o cantiamo (chi canta prega due volte diceva sant’Agostino) mente, parole e cuore si devono accordare. Alle volte si canta la gioia con dei musi che rivelano tutt’altro! Prendiamo sempre un libretto dei canti e usiamolo con i bambini. Al termine lasciamoli in ordine. Lì ci sono anche le preghiere della Messa più lunghe (Gloria, Credo…), ci potrebbe essere utile.
Quali difficoltà a vivere così la nostra chiesa e come insegnarlo ai bambini e ragazzi?
INCONTRO 4
Grande torto facciamo alla Messa quando la riduciamo all’adempimento di un obbligo. Se prendessimo i nostri pranzi e le nostre cene semplicemente come obblighi necessari per vivere, se levassimo loro tutto ciò che hanno di piacere e di consolazione, di leggerezza e di comunione, che cosa sarebbe di noi?
Và dove ti porta il cuore: così suona il titolo di un famoso romanzo. La Messa invece afferma: “Porta il cuore dove vai”, ovvero sii te stesso proprio in ogni angolo della tua esistenza. Per essere se stesso, l’uomo cristiano scopre sempre di nuovo e sempre più in profondità di essere frutto di un incontro, di una relazione, di un rapporto. Così scopre di poter essere se stesso solo in quanto “non appartiene a se stesso”: ha perciò bisogno di incontrarsi con gli altri e con il Dio di Gesù Cristo per poter essere se stesso.
Se sei tifoso di una squadra di calcio ogni domenica devi vedere la partita. Per l’identità di tifoso di calcio è necessario che tu segua il gioco e che partecipi all’azione sportiva come si deve. Ma nessuno potrebbe pensare di essere ancora tifoso se andasse allo stadio con un atto di presenza puramente formale, trascurando di guardare il gioco, osservando i vestiti di chi gli sta accanto, pensando a che cosa farà il giorno successivo o sonnecchiando… Solo se legheremo la Messa all’idea di libertà e di identità personale riusciremo a tornare a comprenderla, anche come precetto.
Si diventa cristiano quando il partecipare alla Messa festiva diviene una normale esplicazione, un bisogno, un desiderio profondo; così come guardare la partita è la normale espressione del tifoso, anzi è la ragione stessa per cui è tifoso! Non dovremmo più pensare: “il cristiano deve andare a Messa”, ma piuttosto “il cristiano è tale se celebra la Messa con gli altri per incontrare il suo Signore!”
Da quando l’uomo organizza il suo tempo capillarmente, è indotto sempre più a protestare di non avere tempo. Un uomo che non ha mai tempo per Dio e per il prossimo bestemmia in modo imperdonabile. Percepirà il tempo come una minaccia, come un destino tragico e irreversibile che passa e non torna. E’ possibile vedere il tempo salvato sono nella consapevolezza di dono ricevuto da Dio. Un Dio che crea, si prende cura e insegue l’uomo fino a morire perché lui viva. Non a caso la Messa si presenta come luogo più tipico in cui apprendiamo l’arte di guadagnare il proprio tempo “perdendolo”. Solo il ricordare comunitario i misteri di Cristo, l’anticipare la pienezza del compimento e il celebrare la presenza del Signore possono dare senso al tempo come passato, presente e futuro, possono aprire in una direzione affidabile…
Andrea Grillo, Guida laica per tornare a Messa
Cosa è per me la Messa? Cosa mi ha colpito di quello che ho visto e letto? Qual è la difficoltà più grande nel vivere la Messa nelle domeniche e nelle feste?
A casa cercata il cartone animato di Carlo Acutis: https://www.youtube.com/watch?v=l6WTVTzxgRo&t=1277s
INCONTRO 5
“Come la pioggia e la neve scendono scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto…”… Questo testo, preso dal profeta Isaia, si applica alla Parola di Dio che viene proclamata in chiesa. Questa Parola non è mai una parola vuota, non si disperde nel vento, ma è efficace. Tutto ciò che annuncia lo può compiere. La Parola di Dio possiede questa capacità di illuminare, confortare, dare gioia, trasformare, nutrire, guarire, consolare, rinvigorire, far vivere, donare coraggio e pazienza, portare pace e rendere il credente forte nei momenti difficili. È una parola efficace, ma non in modo automatico. È necessario adempiere a una condizione perché si realizzi. La condizione è che l’ascoltatore si lasci raggiungere, le apra il cuore, le dia possibilità di agire…
La Genesi è il primo libro della Bibbia, l’Apocalisse è l’ultimo. Il primo parla di creazione e l’ultimo s’interessa della fine dei tempi. Oltre a questi due libri la Bibbia comprende 73 libri (46 nell’Antico Testamento e 27 nel Nuovo Testamento). Di domenica in domenica, in chiesa si legge qualche brano di uno o dell’altro di questi libri. Occorrono tre anni per completare l’insieme delle letture. Non basta che siano letti… bisogna che quelli che ascoltano la Scrittura vi aderiscano. Durante la Messa, uno dei momenti più espliciti e più forti di adesione alla Parola di Dio è la proclamazione del Credo o del Simbolo. La parola Simbolo significa “mettere insieme”. Proclamando il Credo i cristiani esprimono la loro adesione e la loro fede in tutto quello che è contenuto nella Scrittura. È interessante notare che l’inizio del Credo evoca in modo particolare il contenuto del libro della Genesi, poiché parla della creazione (Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra). La conclusione si riferisce al libro dell’Apocalisse poiché si parla della fine dei tempi (la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà…). Proclamare il Credo è dunque dire “sì” a tutta la Parola di Dio. (Padre Jean-Yves Garneau)
Lo scritto è una riflessione sulla Parola di Dio e sul Credo: abbiamo una Bibbia a casa? La usiamo? Ci capita di discutere sui punti trattati nella Messa dal sacerdote? Nella mia vita la Parola di Dio fa quelle cose sottolineate in neretto qui sopra? Insegniamo ai bambini ad accostarsi ai Vangeli per conoscere la vita e l’insegnamento di Gesù? La mia fede è la fede che il Credo mi fa recitare? In quali punti faccio più fatica ad abbandonarmi?
INCONTRO 6
Testimonianza di Catalina Rivas, stigmatizzata Boliviana, sulla sua esperienza con la Vergine Maria che l’ha guidata durante una Messa con il suo Vescovo mons. René Fernandez Apaza il 25 marzo 1994.
Era giunto il momento della Consacrazione, il momento del più meraviglioso dei Miracoli… dal lato destro dell’Arcivescovo in linea ancora diagonale verso l’indietro, partiva una moltitudine di persone, vestite con la stessa tunica, ma dai colori pastello: rosa, verde, celeste, lilla, giallo; in poche parole, diversi e deliziosi colori. Anche i loro volti splendevano pieni di gioia, pareva che fossero tutti della stessa età. Si poteva notare (ma non saprei dire perché) che erano persone di età diversa, ma nei volti erano tutti uguali, senza rughe, felici. Tutti si inginocchiavano prima del canto del «Santo, Santo, Santo è il Signore…» Disse nostra Signora: «Sono tutti i Santi e i Beati del cielo e fra di essi vi sono anche le anime dei vostri famigliari che godono già della Presenza di Dio.» E poi, La vidi. Proprio alla destra del signor Arcivescovo… un passo indietro rispetto a Monsignore, era un po’ sollevata dal suolo, inginocchiata sopra dei veli molto fini, nello stesso tempo trasparenti e luminosi, come acqua cristallina, la Santissima Vergine, con le mani giunte, guardava con attenzione e rispetto il celebrante. Stando là mi parlava, ma in silenzio, direttamente al cuore, e senza guardarmi. «Ti colpisce il fatto di vedermi un poco più indietro del Monsignore, vero? Ma così deve essere… Per quanto Mi ami, il Figlio Mio non Mi ha dato la dignità che dà a un sacerdote, di poterlo portare quotidianamente tra le Mie mani, come lo fanno le mani sacerdotali. Ecco perché provo un profondissimo rispetto per il sacerdote e per quel miracolo che Dio realizza per suo mezzo, e che Mi obbliga qui ad inginocchiarmi.» Dio mio, quanta dignità, quanta grazia riversa il Signore sulle anime sacerdotali, e noi non ne siamo coscienti, e talvolta, nemmeno tanti di loro! Di fronte all’Altare, cominciarono a presentarsi delle ombre di persone di colore grigio, che sollevavano le mani verso l’alto. Disse la Vergine Santissima: «Sono le anime benedette del Purgatorio che aspettano le vostre preghiere per trovare refrigerio. Non cessate di pregare per loro. Pregano per voi, ma non possono pregare per loro stesse, siete voi che dovete pregare per loro, per aiutarle ad uscire per incontrarsi con Dio e godere di Lui eternamente.» Come vedi, Io sono qui sempre… La gente fa pellegrinaggi, cerca i luoghi delle Mie apparizioni, è questo va bene per tutte le grazie che si ricevono in quei luoghi, ma in nessuna apparizione, in nessun luogo Io Sono presente per più tempo, come durante la Santa Messa. Ai piedi dell’Altare dove si celebra l’Eucarestia, sempre Mi potrete trovare; Io rimango ai piedi del Tabernacolo insieme agli Angeli, perché Io sto sempre con Lui.» Vedere quel bel volto della Madre nel momento del «Santo», come pure tutti gli altri, con il volto risplendente, con le mani giunte in attesa di quel miracolo che si ripete continuamente, era proprio come stare nel cielo stesso. E pensare che c’è della gente, che vi sono delle persone che in quel momento possono essere distratte, che magari stanno parlando… Lo dico con dolore, e sono molti più uomini che donne, che se ne stanno in piedi con le braccia conserte come se dovessero rendere un omaggio al Signore da pari a pari, da uguale ad uguale. Disse la Vergine: «Dillo agli esseri umani, che mai un uomo è così davvero uomo come quando piega i ginocchi davanti a Dio». Il celebrante pronunciò le parole della «Consacrazione». Era una persona di statura normale, ma all’improvviso cominciò a crescere, a riempirsi di luce, di una luce soprannaturale tra il bianco e il dorato che lo avvolgeva, e diventava fortissima nella parte del volto, tanto che non si potevano più vedere i suoi lineamenti. Quando ha sollevato l’ostia, ho visto che le sue mani avevano sul dorso dei segni, dai quali usciva molta luce. Era Gesù!… Era Lui, che con il Suo Corpo avvolgeva quello del celebrante come se circondasse amorosamente le mani del signor Arcivescovo. In quel momento, l’Ostia cominciò a crescere e a crescere in modo enorme e in essa, il Volto meraviglioso di Gesù che guardava verso il Suo popolo. Istintivamente abbassai la testa e Nostra Signora disse: «Non distogliere lo sguardo, alza gli occhi, contemplalo, incrocia il tuo sguardo con il Suo e ripeti la preghiera di Fatima: Gesù mio, io credo, adoro spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano. Perdono e Misericordia… Adesso digli quanto Lo ami, rendi il tuo omaggio al Re dei Re». Vi dico, pareva che dall’Ostia enorme guardasse solo me, ma seppi che contemplava allo stesso modo ogni persona, pieno di amore… Quindi chinai il capo fino ad avere la fronte a terra, come facevano tutti gli Angeli e i Beati del Cielo. Per una frazione di secondo, pensai che era lo stesso Gesù che avvolgeva il corpo del celebrante e nello stesso tempo si trovava nell’Ostia, che quando il celebrante l’abbassava, diventava nuovamente piccola. Avevo le guance piene di lacrime, non potevo uscire dal mio stato di meravigliato stupore. Non appena il Monsignore iniziò a pronunciare le parole di consacrazione del vino, insieme alle sue parole, incominciarono ad apparire dei bagliori come lampi, nel cielo e sullo sfondo. La Chiesa non aveva più né tetto, né pareti, tutto era buio, vi era solamente quella luce che brillava nell’Altare. All’improvviso sospeso in aria, vidi Gesù, crocefisso, dalla testa fino alla parte bassa del torace. Il tronco trasversale della croce era sostenuto da grandi e forti mani. Dal centro di quello splendore, si distaccò un piccolo lume come una colomba molto piccola e molto brillante che, fatto velocemente il giro di tutta la chiesa, si posò sulla spalla sinistra del signor Arcivescovo che continuava ad essere Gesù, perché potevo distinguere la Sua capigliatura sciolta, le Sue piaghe luminose, il Suo grandioso corpo, ma non vedevo il Suo Volto. In alto, Gesù crocifisso stava con il viso reclinato sulla spalla destra. Si vedevano sul volto e sulle braccia i segni dei colpi e delle ferite. Sul costato destro, all’altezza del petto, vi era una ferita da cui usciva a fiotti verso sinistra del sangue, e verso destra qualcosa che sembrava acqua, però molto brillante; ma erano piuttosto fasci di luce quelli che si dirigevano verso i fedeli, muovendosi a destra e a sinistra. Mi stupiva la quantità di sangue che traboccava dal Calice e pensai che avrebbe impregnato e macchiato tutto l’Altare, ma non ne cadde una sola goccia! In quel momento la Vergine disse: «Te lo ripeto, questo è il miracolo dei Miracoli, per il Signore non esistono né tempo, né distanza e nel momento della Consacrazione, tutta l’assemblea viene trasportata ai piedi del Calvario, nel momento della Crocifissione di Gesù.» Può qualcuno immaginarselo? I nostri occhi non lo possono vedere, ma tutti siamo là, nello stesso momento nel quale lo stanno crocefiggendo e mentre chiede perdono al Padre, non solamente per quelli che lo uccidono, ma per ognuno dei nostri peccati: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!» A partire da quel giorno, e non mi importa se mi prendono per pazza, io chiedo a tutti di inginocchiarsi, chiedo a tutti di cercare di vivere con il cuore e con tutta la sensibilità di cui sono capaci, quel privilegio che il Signore ci concede.
La testimonianza di Catalina appartiene a una rivelazione privata. Al di là del carattere soprannaturale di questa rivelazione c’è sicuramente un’ispirazione spirituale che non è contraria alla dottrina della Chiesa. Cosa mi ha colpito di questo scritto? Quando sono a Messa mi rendo conto che, nel mistero, è questo che succede per me? Cosa servirebbe per vivere meglio l’eucaristia? I miei figli vedono in me una persona che incontra il Signore, percepiscono che sto pregando dai miei atteggiamenti esteriori?
INCONTRO 7
“Il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.
Nel momento dell’adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al Sacramento dell’Amore. Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza.
Mi piace sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. Oppure pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli. Dio, nostro Padre, non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso.”
Benedetto XVI, 7 giugno 2012
Come stiamo accompagnando i bambini alla prima comunione? Sono mai stato in silenzio d’adorazione davanti a Gesù? Perché non provare a passare in chiesa con i bambini prima che ricevano la comunione? Ho bisogno di silenzio per vivere la mia vita? A quali “riti” educo i miei figli?