OMELIA FESTA PATRONALE 2018

OMELIA DELLA FESTA PATRONALE DELLA MADDALENA

15 luglio 2018

 

Ci siamo ritrovati qui per la 272 volta, da quando i nostri padri hanno avuto la felice intuizione di affidare alla Maddalena il nostro paese. Perché? Perché ogni uomo e ogni donna hanno sempre ricercato il vero, il buono, il giusto e il bello. Davanti a queste realtà si muovono l’intelligenza, gli affetti, le scelte morali e tutto ciò che ci fa estasiare e ci porta a contemplare, a gioire! Questo dobbiamo ricercare nella nostra vita perché sia veramente umana, non rassegnandosi alla banalità dilagante che c’è intorno a noi, che non edifica… piuttosto mortifica la nostra umanità e la bellezza del dono della vita che ci è stato fatto.

 

Il bello e l’arte è ciò che ci distingue dagli animali, insieme al fatto che gli uomini hanno sempre seppellito i loro congiunti. Anche la Maddalena andava al sepolcro per completare la sepoltura di Cristo e lì è stata sorpresa dall’imprevedibile di Dio. La risurrezione diventa da quell’istante il fondamento della fede, perché ci ricorda che essa è un incontro con una persona viva. Fede che ha plasmato e costruito una società, che l’ha riempita di bellezza, ha dato un appiglio alla fatica dell’umano vivere, che è stata essenziale per dare una direzione al mondo così come lo conosciamo, che ha creato cultura, musica, arte. Fede che regola il tempo sulla nascita di Cristo e sulle feste dei Santi: dovremmo ricordarcelo quando riteniamo la fede (e con essa le espressioni religiose) un fatto privato! 

 

Celebriamo oggi davanti a due tele che ci sono state gentilmente prestate dal Signor Rubiola e che in questi giorni sono in mostra al Teatro Bossatis con una preziosa collezione di Maddalene del 1600 e 1700. Ne ho scelte due. Una rappresenta la Maddalena penitente nella caverna del suo ritiro dal mondo consapevole degli sbagli e della misericordia riservatele. L’altra è una giovane Maddalena bella e nel fiore degli anni, di profilo, innamorata, nella contemplazione di quel Gesù che ha seguito come discepola e di cui è diventata la prima annunciatrice della risurrezione. Nella lettera che ho scritto per questa patronale ho ricordato che i Santi sono una strada per conoscere, incontrare e amare Cristo che ci parla e ci chiede di trasformare questo mondo dandogli una direzione decisiva. 

 

Questo hanno fatto i Santi, questo sono chiamati a fare i credenti, qui noi siamo interpellati! Chiediamoci:  qual è il mio contributo alla direzione di questo mondo (sulle questioni del vero, buono, giusto e bello)?

 

50 anni fa il giorno della Maddalena (22 luglio) moriva improvvisamente uno scrittore che si chiamava Giovannino Guareschi: il padre di don Camillo e Peppone. La circostanza mi è sembrata provvidenziale. Quell’uomo ha cercato di portare la fede come bussola nella sua vita, in quella della sua famiglia e attraverso quello che più sapeva fare: scrivere! Vorrei ricordare alcuni aspetti della sua vita perché risveglino le nostre coscienze.

 

  • Era uno scrittore schierato. Non aveva paura di dirsi cristiano. Nella rivista da lui diretta IL CANDIDO scriveva: Noi non apparteniamo a nessun “ismo”. Abbiamo un’idea, ma non finisce con nessun “ismo”. La cosa è molto semplice: per noi esistono al mondo due idee in lotta: l’idea cristiana e l’idea anticristiana. Noi siamo per la prima!

 

  • Si batteva, perciò, per le ragioni della fede. Ricordava che chi è di Cristo non può essere di questo o quel tiranno o partito o solamente votato al progresso, al benessere, all’immagine o al denaro. Di queste realtà si può essere solamente schiavi! Si può essere veramente liberi ad una sola condizione: appartenere a Cristo! Don Camillo era un prete di campagna che si occupava delle vicende dalla sua gente ma, allo stesso tempo, pensava in grande e sognava una civiltà dove l’amore e la verità andassero a braccetto. Come oggi, no? Non è l’hastag “love is love” quello giusto, ma “love is truth” e viceversa.

 

  • Proprio per questo sapeva voler bene, rispettare anche chi non la pensava come lui, sapendo che c’è sempre un Peppone con cui litigare sulle idee, ma volersi bene nell’umanità di una vera relazione, ricercare la giustizia nella concretezza. Il volersi bene è dato proprio dalla differenza. La concretezza fa parte della verità: non gli slogan che si ripetono per andare contro uno o l’altro. Guardate ad esempio sul tema caldo di questi giorni ovvero la questione migranti. Non so se avete visto un servizio della trasmissione “Le Iene” di qualche giorno fa. Tanti Vip schierati sotto il motto “porti aperti” o “accoglienza”, quando è stato chiesto loro se avrebbero accolto un immigrato hanno detto “si, perché no!”. Quando gli è stato detto che l’immigrato c’era davvero e sarebbe arrivato due giorni dopo e avrebbe avuto bisogno d’accoglienza sono scappati, si sono dati alla macchia; si è credibili quando si è concreti, quando alle parole corrispondono i fatti!

 

  • Guareschi ha una straordinaria capacità di donare serenità a chi lo legge, e – con essa – la speranza cristiana. Anche nelle circostanze più buie del mondo che ha conosciuto. Era stato prigioniero a Buchenwald e durante la prigionia scrisse un grande libro DIARIO CLANDESTINO. Qualcuno ha definito così quel libro. “Se questo è un uomo di Levi è il racconto della disperazione, Diario clandestino di Guareschi è il racconto della speranza!”. C’è la fame, ma c’è l’onore, la miseria e la pietà, la sofferenza e l’umorismo di saper essere in ogni circostanza uomini vivi. Davanti a chi si lamentava che tutto era finito, lui affermava: “Dio non è morto, e personalmente sono così convinto che non muoio neanche se mi ammazzano!”

 

  • Raccontava i passaggi della storia attraverso lo sguardo disincantato dell’umorismo. Tra i personaggi inventati più famosi c’era quello del Trinariciuto che uscì fuori come vignette dalla sua matita. Il trinaricciuto era un uomo che ha versato il cervello all’ammasso dell’opinione pubblica e ha una terza narice del naso dove sfoga il fumo di cui ha colma la testa con il motto “obbedienza cieca, pronta e assoluta”. Ne cito una come esempio: “Contrordine: la frase pubblicata ‘per rinnovare la tessera al partito occorre portare una moto formato tessera’ contiene un errore e pertanto va letta ‘occorre portare una foto formato tessera’ ”. E si vedeva la vignetta in cui tante persone erano con una piccola moto in mano facendo la fila. Come a dire: prima di berci tutto accendiamo il cervello, un po’ di silenzio non ha mai ammazzato nessuno! Affermava: “Le tre narici non sono patrimonio esclusivo dei compagni, ma si rivelano dappertutto, anch’io alle volte mi guardo perplesso allo specchio e mi dico: attento alla terza narice!”

 

Identità, ragione e libertà, rispetto, speranza e umorismo sono le cose che oggi chiedo alla Maddalena per me e per il nostro paese. Se farete altrettanto credo che saremo sulla strada giusta… ma anche vera, buona e bella!

 

Buona MADDALENA a tutti!