Il paese e le sue chiese

CENNI STORICI DEL COMUNE DI VOLVERA

Volvera sorge nella pianura piemontese, venti chilometri circa a sud-ovest di Torino, a metà strada sull’asse Torino-Pinerolo, sulla sponda sinistra del torrente Chisola. Confina a nord con Orbassano e Rivalta, a sud con Airasca, a est con None e a ovest con Piossasco. Il comune di Volvera si trova a circa 200 metri s.l.m., ha un’estensione di circa 21 Kmq., di cui l’88.4% è agricolo, il 5,1% residenziale e il 6,5 percento adibito ad attività produttive. Possiede circa 100 Km di strade (35 Km di strade asfaltate, 44 Km di strade non asfaltate, 15 Km di provinciali e 7 Km di autostrada). Fanno parte delle risorse idriche il torrente Chisola (3 km), il rio Torto (1,5 km), il rio Brocco (1 Km), la Balera del Mulino (2,5 Km).

Sull’origine del nome “Volvera” (meglio “la Volvera”) – va detto che “la Volvera” è la dizione corretta e popolare usata da sempre nel nostro paese – si fanno diverse ipotesi. Una fa riferimento alla presenza di una pianta di lauro nello stemma del comune da cui il nome Laurea, lauro sempre verde, con cui s’inghirlandava la fronte dei poeti, dei dotti, dei benemeriti nei tempi andati. Un’altra fa derivare il nome da “laurera”, una folta siepe di Lauro che circondava il Castello ora scomparso (dalle cui pietre recuperate venne eretto l’attuale Ponte sul Chisola, giusto una tradizione locale). Esiste poi una tradizione che siccome il borgo di Volvera sorgeva più a levante presso l’antica chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, e che in seguito ad un’epidemia il paese venne ricostruito in un posto più salubre verso ponente (attorno all’attuale chiesa parrocchiale dell’Assunzione di Maria Vergine in Cielo), così un’altra opinione sostiene che “volvendo” venisse denominata “Volveria” o Volvera. Un’altra ancora fa derivare il termine da “Volva” la pula del grano. Il prof. Camillo Brero ritiene non improbabile una origine latina nella parola “volva” o “vulva” nel senso di “apertura” verso una pianura fertile. Altri pensano che il nome Volvera derivi da “volgo”, “popolo” o “contadini”.

L’esistenza del Comune di Volvera è certificata a partire dal XI° secolo.: nel 1029, infatti, la metà del paese venne donata dal vescovo di Asti (Alrico), al monastero benedettino di San Giusto di Susa, che ottenne l’altra metà dal prete Sigifredo nel 1037. Era in quei tempi prassi molto comune quella di affidare all’esperienza dei monaci il compito di far rifiorire la terra resa infruttuosa dal lungo abbandono. I territori, suddivisi in tanti centri chiamati “ville” o “corti”, erano affidati dal marchese a un signore o ad una comunità religiosa che li amministravano; erano costituiti dal nucleo principale dotato di tutti i servizi comuni necessari e da una serie di terreni che venivano affidati a famiglie di contadini che li coltivavano. Per l’uso di questi terreni i contadini pagavano un affitto in prodotti naturali e in denaro a vantaggio di chi li governava. Il territorio di Volvera, quindi, non era altro che uno dei tanti possedimenti che il monastero di San Giusto aveva sotto la sua giurisdizione e che costituivano la dotazione da cui attingeva il necessario per la sua esistenza materiale.

Nel XII° secolo il paese entrò a far parte dei possedimenti dei conti di Piossasco. Gualtieri I°, all’interno della politica di ampliamento del suo feudo, occupò Volvera, sottraendola al controllo dei monaci.

Nonostante l’appello al conte Amedeo III° di Savoia, pronunciatosi a favore dei monaci, questi ultimi non ebbero il feudo, anche per il non fattivo intervento di Amedeo che non voleva inimicarsi i Piossasco, da tempo suoi fedeli seguaci. I Piossasco rimasero quindi feudatari di Volvera fino all’abolizione della feudalità alla fine del XVIII° secolo. Malgrado tutto Volvera riuscì sempre a conservare una certa dipendenza da Piossasco. In una mappa del 1746, redatta dal regio geom. Antonio Dompe di Grugliasco, sono indicate nove cascine di cui sette ancora esistenti e precisamente: Cascina acquette, cascina Beltramini, cascina Buffa, cascina Chiosso, cascina Motta, cascina Pascolo Nuovo,e cascina Pascolo Vecchio.

Sembra che Volvera fu interessata da un’epidemia di peste tale da obbligare i volveresi a lasciare il vecchio borgo situato attorno a quella che oggi è la chiesa di San Giovanni Battista del cimitero e ricostruirlo a ovest, in un posto più salubre, attorno all’attuale chiesa parrocchiale dell’Assunzione di Maria Vergine in Cielo. Si racconta che nei pressi del cimitero si ergeva un castello dalle quali pietre recuperate venne eretto l’attuale Ponte sul Chisola.

Volvera fu sede di numerosi scontri di truppe, tra cui sono da ricordare quelli culminati nella battaglia della Marsaglia ( 4 ottobre 1693) e il passaggio di truppe francesi nel 1799 in occasione della presa di possesso del Piemonte dopo la cacciata di re Carlo Emanuele IV°.

L’attività economica principale di Volvera è stata fino a qualche anno fa l’agricoltura anche se nella seconda metà dell’ottocento nel Comune si svilupparono alcune attività industriali, in particolare manifatturiere, fra cui la “Manifattura Bonibo” che dava lavoro ad un centinaio di operai. Da queste attività è derivato lo sviluppo delle attività economiche e commerciali del paese che si è profondamente trasformato in seguito ad alcuni importanti insediamenti industriali nel territorio (L’Indesit nel vicino comune di None, la Fiat di Rivalta a Tetti Francesi, la Fiat Ricambi,…).

Attualmente la popolazione ha raggiunto quasi i 9.000 abitanti che risiedono in buona parte (circa i due terzi) nel concentrico del paese; la parte restante vive alle frazioni Gerbole e Zucche a tre chilometri dall’abitato verso il confine dei comuni di Rivalta e Orbassano.